L’osso sesamoide non è certo molto conosciuto, eppure la sua frattura può provocare notevoli problemi nel cammino. Ma di che osso si tratta esattamente?
Immaginate di poter osservare lo scheletro del piede dal basso verso l’alto, come se vi trovaste sotto un pavimento trasparente. Potreste notare la presenza di due piccole ossa poste sotto la testa del primo metatarso (l’osso che prosegue con le falangi dell’alluce) . Le riconoscereste per la loro forma peculiare, sembrano infatti due piccole noccioline e prendono il nome di “sesamoidi”.
Queste particolari ossa sono praticamente avvolte nei tendini dei muscoli della pianta del piede, i quali sono inseriti nell’articolazione metatarso-falangea del primo dito.
L’osso sesamoide ha sì delle dimensioni molto ridotte ma ciononostante è capace di sopportare carichi notevoli durante il cammino. Basti pensare a questo dato: quando la parte anteriore del piede, detto “avampiede”, spinge verso il basso all’inizio di un passo, l’osso sesamoide sopporta un carico che arriva a superare tre volte il peso di una persona. Quindi se un individuo pesa 80 kili
i sesamoidi riescono a sostenere un peso di ben 240 kili!
Ma queste ossa non hanno solo il compito di sostenere il passo in modo così efficiente bensì pure quello di proteggere i tendini dei muscoli flessori lungo e breve dell’alluce da uno schiacciamento potenzialmente invalidante per i tendini stessi. Possiamo quindi descrivere i sesamoidi come dei “cuscinetti” la cui funzione e di scaricare a terra il peso che graverebbe nell’area del primo metatarso.
La sesamoidite: l’infiammazione dell’area dei sesamoidi
Ma cosa succede quando il sesamoide è sottoposto a dei carichi eccessivi? Non stiamo ovviamente parlando di una passeggiata in montagna o di 7 od 8 ore di lavoro in piedi (nel caso ad esempio si eserciti la professione di commesso o barista) bensì di coloro che, per lavoro o passione, si applicano nella danza e sono spesso in una posizione detta di “relevé”. Nel relevé il peso del corpo poggia quasi interamente sulle teste dei metatarsi, ciò causa un appiattimento sul suolo dell’arco trasverso della pianta del piede. La posizione provoca spesso una patologia detta sesamoidite, ovvero una classica infiammazione dei tessuti molli posti intorno alle ossa sesamoidi.
Come si può identificare con sicurezza questa patologia? Essa compare con un dolore molto localizzato, situato sotto la testa del primo metatarso. Questo dolore è particolarmente forte quando si sta in piedi, specie se su un piede solo, e diventa ancora più forte per le ballerine costrette nella posizione detta di “mezza punta”.
Se siete ballerine di danza classica dovrete prestare particolare attenzione alla posizione “en dehors”: quando questa particolare posizione viene sostenuta dai piedi anziché dalle anche, il piede tende a “compensare” provocando un sovraccarico di tipo funzionale sul primo dito. Molte ballerine conosceranno di sicuro i dolori provocati da questa posizione e forse pensano che si possano risolvere con del semplice riposo. Purtroppo ciò è vero solo nei casi più lievi, gli stessi che (se non si può riposare) vengono risolti nel breve periodo con l’assunzione di farmaci anti-infiammatori e l’applicazione in sede di ghiaccio.
Un altro punto critico del balletto per quanto concerne l’iper sollecitazione dell’osso sesamoide è il momento della discesa dopo un salto. Le cause della criticità sono fondamentalmente di due tipi:
- l’uso di una tecnica difettosa, non perfetta, da parte della ballerina
- la presenza di un pavimento eccessivamente rigido, inadatto al balletto
Fortunatamente entrambe le criticità possono essere superate: nel caso di una tecnica difettosa, una maggiore attenzione da parte della ballerina porterà ad una riduzione del danno. Nel caso in cui risulti particolarmente difficile autocorreggere la tecnica di discesa si potrà ottenere il prezioso aiuto dell’insegnante di danza, chiedendo più informazioni ed assistenza durante l’allenamento.
Per quanto concerne il pavimento rigido si potrà domandare all’insegnante il permesso di utilizzare un tappetino morbido, per lo meno finché il problema della sesamoidite rientri da solo.
Identificare la frattura dell’osso sesamoide
Come per tutti gli infortuni ossei, l’esame “principe” sarà ovviamente la radiografia. Va tuttavia notato che una semplice radiografia in proiezione antero-posteriore non permette sempre di identificare l’entità della frattura del sesamoide. La frattura quindi sarà sì visibile, ma non potendo valutarne l’estensione e la gravità non si potrà effettuare alcuna diagnosi esatta. Bisognerà quindi richiedere una radiografia in proiezione assiale, specificando che tale esame è necessario per valutare una frattura delle ossa sesamoidi. La proiezione assiale ha il vantaggio di permettere un rapido confronto fra lo spessore dell’osso sesamoide infortunato e quello degli altri sesamoidi in condizioni “sane”. L’entità della riduzione dello spessore dell’osso sarà direttamente proporzionale alla gravità dell’infortunio.
I trattamenti migliori per la frattura dell’osso sesamoide
Fortunatamente la frattura del sesamoide non richiede un riposo assoluto bensì solo quello “attivo”, cioè la sospensione del balletto ma con continuazione dei lavori “fuori carico”.
Si potrà inoltre applicare un cuscinetto sotto la pianta del piede e l’uso di scarpe con suola particolarmente rigida.