Il diabete è una patologia pericolosa non solo per le sue complicanze dirette, ma anche per quelle indirette; fra di esse una delle più insidiose è sicuramente la neuropatia diabetica.
La neuropatia diabetica in dettaglio
Trattasi di una delle tre complicazioni tardive del diabete. Essa prende anche il nome di polineuropatia in quanto può colpire allo stesso tempo più di un nervo.
È provocata da alterazioni di tipo arteriosclerotico, del tipo quindi che causa un restringimento dei vasi sanguigni più piccoli, deputati al trasporto di sangue ed ossigeno alla retina, ai reni e soprattutto ai nervi periferici. Colpendo il sistema nervoso autonomo la neuropatia diabetica può provocare serie complicanze al livello di organi interni, ad esempio fastidiosissime diarree o (al contrario) difficoltà di svuotamento degli intestini; a volte anche una particolare ipotensione ortostatica (una patologia caratterizzata da un calo molto rapido della pressione sanguigna in seguito all’improvviso passaggio dalla posizione seduta o sdraiata a quella eretta).
Cosa causa la neuropatia diabetica?
Due sono i fattori che possono provocare questa patologia:
– un perdurare del diabete
– un controllo glicemico non accurato
In sostanza la neuropatia diabetica compare quando il diabete è stato a lungo sottovalutato e non curato in modo completo.
Tuttavia anche fattori come la glicazione delle proteine, l’accumulo di sorbitolo nei tessuti e l’attivazione della protein chinasi possono contribuire a peggiorare la situazione clinica dei diabetici.
Come diagnosticare efficacemente la neuropatia?
Fortunatamente non sono necessarie apparecchiature particolari od esami invasivi per riconoscere una problematica come la neuropatia diabetica. Innanzitutto perché uno di primi sintomi è evidentissimo: una perdita progressiva della sensibilità sia della cute superficiale sia di quella profonda (detta tecnicamente polineuropatia sensitivo-motorica cronica).
La diagnosi può quindi essere effettuata anche in modo autonomo, una vera e propria autodiagnosi quindi, che comprenderà un autoesame di cinque diversi tipi di sensibilità:
La sensibilità di posizione: controllabile effettuando dei movimenti dell’alluce sia verso l’alto sia verso il basso.
La sensibilità dolorifica: riscontrabile con una semplice puntura di uno spillo o torcendo la pelle con le dita (il classico pizzicotto insomma!)
La sensibilità termica: verificabile facilmente impugnando una provetta con acqua molto calda o molto fredda.
La sensibilità vibratile: controllabile in modo molto originale, con un diapason che produce delle vibrazioni avvertibili sull’epidermide.
La sensibilità tattile: verificabile col il semplice strofinio di un sottile filo sulla pelle.
Nel caso in cui si volesse ottenere l’opinione di uno specialista, costui prescriverà probabilmente un esame detto elettroneurografia, molto utile per misurare con esattezza la velocità di conduzione dei messaggi da parte dei nervi.
Le conseguenze più gravi della neuropatia
La neuropatia non deve assolutamente essere sottovalutata in quanto, sebbene possa presentare degli inconvenienti di livello lieve, a volte può causare problematiche più gravi soprattutto quelle legate all’insensibilità agli arti. Pensate ad esempio a cosa può succedere ad una persona che non riesce a sentire le sensazioni di dolore provenienti dagli arti inferiori… Un pomeriggio d’estate al mare può portare problematiche come ustioni ai piedi provocate dal cocente calore del sole. Oppure peggio: la persona che soffre di neuropatia non sentirà la lacerazione provocata da un vetro in spiaggia, la puntura di un insetto o, molto peggio, quello di una siringa.
Ma non solo: oltre ad una perdita di innervazione l’epidermide rischia una pericolosa devitalizzazione che causa una fragilità dei tessuti che possono incorrere in pericolose ulcere.
Le ulcere alle ferite purtroppo non si possono cicatrizzare e a loro volta sono colpite da infezioni. Nei casi più gravi ciò può comportare addirittura un’infezione talmente grave da necessitare di un’amputazione.
La migliore terapia per la neuropatia diabetica
Purtroppo la moderna scienza medica non ha ancora trovato una cura definitiva per la neuropatia, anzi: le degenerazioni mieliniche degli assoni nervosi sono addirittura irreversibili. In alcuni casi però una terapia anti-diabetica applicata con cura e coadiuvata dall’insulina permette un miglioramento della situazione. Farmaci come la gabapentina e la pregabalina si sono dimostrati efficaci soprattutto nella diminuzione dei dolori. Altre forme di polineuropatia cronica possono essere affrontate con l’applicazione di un antagonista dell’aldosiriduttasi (come il Sorbil) o di un antidepressivo triciclico.
La terapia
La terapia offre pochi interventi efficaci in quanto le alterazioni degenerative mieliniche degli assoni nervosi sono purtroppo irreversibili. Nella forma iperalgica si è però osservato che una terapia anti-diabetica ottimale con valori glicemici il più vicino possibile a quelli normali, con l’ausilio dell’insulina, permette un rapido miglioramento con una netta diminuzione della sintomatologia iper-algica. In questi casi anche la gabapentina e più recentemente la pregabalina (Lyrica) a forti dosaggi contribuiscono a migliorare il quadro clinico e ad attenuare l’intensità dei dolori.
Nelle altre forme di polineuropatia periferica cronica, l’applicazione d’un antagonista dell’aldosiriduttasi (Sorbil) l’utilizzazione d’un antidepressivo triciclico (Saroten, Tryptizol) o la Venlafaxin (Elexor) possono contribuire a migliorare la sintomatologia. Anche l’applicazione d’un unguento a base di capsaicina (Capsamol) sembra portare qualche beneficio, mentre la somministrazione di preparati vitaminici del gruppo B ed in particolare la tiamina, si sono rivelati inefficaci. Recentemente un derivato liposolubile, la Benfotiamina, allo studio in Germania ma non ancora disponibile alle nostre latitudini, sembrerebbe esercitare un benefico effetto sull’evoluzione delle polineuropatie diabetiche.
Possiamo concludere questo articolo ricordando come, nel caso della neuropatia diabetica, la cura migliore è la prevenzione, seguendo quindi una terapia assolutamente accurata contro il diabete; ciò affinché la malattia sia affrontata per tempo, mantenendo l’emoglobina glicata al di sotto del fatidico 7%.